

03.11.2016
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Integratori
Mangio dunque sono. Il significato olistico del cibo
Dott.ssa Giulia Leoni
Il cibo è legato a codici culturali primordiali e inconsci che fanno sì che nutrirsi, oltre a soddisfare un bisogno fisiologico, sia qualcosa che ci lega all’ambiente in cui viviamo e pertanto sia criterio sociale e d’identità, costume e tradizione.
È possibile intervenire su questo impulso primitivo del gusto per evitare di diventarne schiavi?
Il cibo è medicina, come sapevano già Ippocrate, Galeno e Paracelso, ma allora perché non riusciamo a vedere ciò che mangiamo, oltre che come soddisfazione del gusto, anche come generatore di effetti a breve e lungo termine?
Quanto la dimensione psichica influisce nell’alimentazione?
Il cibo rinvia a infiniti indicatori psichici, ma soffermiamoci sull’obesità, che affligge l’Occidente dell’era moderna, per effetto sia dell’eccessivo consumo alimentare, dovuto a un’offerta troppo varia e appetitosa che può ingannare i nostri meccanismi regolatori della fame e sazietà, sia della perdita di una cultura del benessere intesa come cultura dell’esercizio fisico e quindi della salute del corpo.
Nella dimensione del nostro corpo, di fatto, si agitano le più profonde difficoltà dell’anima. Soffrire di obesità in una società che predilige i magri equivale, oggigiorno, a una mascherata esclusione sociale.
Per tal motivo tutte le discipline che un tempo servivano a salvare l’anima, come la mortificazione, astinenza, sono state oggi riprese e reintrodotte sotto forma di diete non tanto per garantire la salute del corpo, quanto per salvare quell’identità e quella possibilità di essere accettati.
La posta in gioco non è tanto riconciliarsi con il cibo, ma è esistere. La persona che mangia per esistere e che vuole dimagrire per la stessa ragione, cammina sul filo rasoio.
Per tal ragione, il più delle volte le diete naufragano, non tanto perché si stia reprimendo la gola, ma perché l’insicurezza circa la propria esistenza non ha trovato dove ancorarsi. Quando il cibo diventa una prova di esistenza, allora lo si incarica di un discorso che non gli compete e per il quale non dispone di parole.
“Mens sana in corpore sano”: che significa?
Il motto mens sana in corpore sano dovrebbe essere interpretato diversamente rispetto al senso letterale che gli si attribuisce: Giovenale non afferma, infatti, che in un corpo sano c’è una mente sana, ma che bisogna esercitare l’uno e l’altra, in egual modo. L’idea che corpo e anima possano crescere e svilupparsi soltanto congiuntamente è alla base del modello di scuola e educazione proposto anche da Aristotele.
Nell’uso moderno, poi, si attribuisce al precetto un senso ancora più complesso, intendendo che, per avere sane le facoltà dell’anima, bisogna avere sane anche quelle del corpo (e viceversa) in virtù dell’unità psicofisica. Proprio questa unità psicofisica si ritrova nelle scienze olistiche: ogni medicina, scienza o arte che considera l’essere umano come una totalità di corpo, mente e anima, può considerarsi olistica. La medicina olistica s’interessa della salute globale dell’essere umano.
Prendersi cura di se stessi diventa la somma di molteplici azioni: alimentarsi in modo più naturale, purificare le proprie emozioni e i pensieri negativi, comprendere le ragioni profonde delle proprie azioni e, infine, evolversi umanamente e spiritualmente.
Le antiche tradizioni erboristiche e la moderna ricerca scientifica in BeC
BeC, inizialmente ispirata alla medicina tradizionale orientale, cerca di coniugare le antiche tradizioni erboristiche con la moderna ricerca scientifica, nello sforzo costante di cogliere il meglio per ottenere risultati sinergici.
Tutti gli integratori alimentari BeC, in linea con una visione olistica, sono concepiti per il benessere globale dell’individuo e non per risolvere solamente una singola esigenza. Tutti i nostri organi, infatti, sono collegati tra loro e sarebbe pertanto approssimativo agire solo su un singolo aspetto trascurando il “contorno”. Per questo tutti i nostri integratori sono composti da miscele complete e ben equilibrate in modo da offrire il massimo grado di biodisponibilità dei nutrienti contenuti, ottimizzando in tal modo l’efficacia e il valore nutrizionale.
Grazie alla loro particolare composizione, possono essere utilizzati da persone che seguono diverse tipologie di alimentazione, quali: vegetariana, vegan, a basso contenuto di colesterolo e di grassi saturi, a basso contenuto di sodio e a basso contenuto di zuccheri raffinati.
Per mantenere un buono stato di salute è necessario, infatti, prendersi cura del proprio IO a 360 gradi, non solo attraverso l’esercizio fisico e una dieta equilibrata, che bilancia soprattutto i macronutrienti (proteine, carboidrati e grassi), ma anche integrando con prodotti a base di micronutrienti, come vitamine e sali minerali, che sono indispensabili per il benessere del nostro organismo e che purtroppo, sempre più frequentemente sono carenti a causa dell’inquinamento, dell’errata conservazione o di una cottura prolungata degli alimenti.
Acidi grassi (saturi, mono-insaturi e poli-insaturi)
Vengono comunemente chiamati acidi grassi gli acidi organici che si riscontrano nella composizione dei lipidi cioè negli oli e grassi animali e vegetali, sia in forma libera, che in forma di esteri con il glicerolo (es. nei trigliceridi) o con alcoli “grassi”, cioè alcoli a lunga catena, per formare le cere. Gli acidi grassi sono acidi carbossilici (formula R-COOH) che hanno una lunga catena carboniosa (R), a differenza dei comuni acidi organici come l’acido acetico e l’acido propionico che hanno in tutto 2 o 3 atomi di carbonio, rispettivamente. Gli acidi grassi si definiscono saturi se non hanno doppi legami carbonio-carbonio, (chiamati “insaturazioni”), si definiscono mono-insaturi se ne hanno solo uno, si definiscono poli-insaturi se hanno due o più doppi legami (vedi figura). La dicitura omega-3 (ω-3) o omega-6 (ω-3), si riferisce alla posizione del primo doppio legame a partire dal fondo della catena di atomi di carbonio: se il primo doppio legame si incontra dopo 3 atomi di carbonio l’acido grasso è classificato come, omega-3, se dopo sei atomi di carbonio omega-6, come mostrato nella figura. I più comuni acidi grassi saturi sono l’acido palmitico (16 atomi di carbonio e nessun doppio legame, C16:0) e l’acido stearico (18 atomi di carbonio, 18:0), il più comune mono-insaturo è l’acido oleico, tipico dell’olio di oliva (18 atomi di carbonio ed 1 doppio legame in posizione 9, C18:1; ω-9), mentre i più comuni poli-insaturi sono l’acido linoleico e l’acido linolenico, capostipiti rispettivamente degli omega-6 e omega-3 (si veda la figura.
Prostaglandine, Trombossani, e Leucotrieni
Prostaglandine, Trombossani, e Leucotrieni sono messaggeri chimici o mediatori, cioè molecole che portano a specifiche cellule un messaggio e attivano o disattivano delle risposte metaboliche in tali cellule. Hanno quindi una funzione simile agli ormoni, solo che, a differenza di quanto fanno gli ormoni, il messaggio chimico viene portato solo a breve distanza cioè solo alle cellule che si trovano nelle vicinanze del luogo dove i mediatori sono stati prodotti. Esistono diverse prostaglandine, diversi trombossani e diversi leucotrieni che portano specifici messaggi. In molti casi questi funzionano da mediatori del processo infiammatorio, quindi innescano tutti gli eventi che sono coinvolti nell’infiammazione:
- vasodilatazione con conseguenza afflusso di sangue (rossore),
- aumento della permeabilità capillare con conseguente essudazione di liquidi (gonfiore o edema)
- stimolazione di segnali nervosi nocicettivi (dolore)
- richiamo in loco di cellule del sistema immunitario che attacchino un eventuale invasore (azione chemiotattica)
- attivazione della biosintesi di tessuto cicatriziale per rinforzare o riparare la parte colpita (anche se non ce n’è bisogno)
- generazioni di radicali liberi che possono distruggere chimicamente un invasore (ma danneggiano anche i nostri tessuti, cioè “sparano nel mucchio”).
Le prostaglandine e i trombossani però svolgo anche ruoli fisiologici importanti in condizioni di normalità, cioè in assenza di infiammazione. Ad esempio, regolano la secrezione di muco che protegge le pareti dello stomaco, regolano la biosintesi delle cartilagini e del liquido sinoviale nelle articolazioni, regolano la vasodilatazione, quindi il corretto afflusso di sangue nei vari distretti locali ed altre.
Ciclossigenasi e Lipoossigenasi e il processo infiammatorio
La ciclossigenasi e la lipoossigenasi sono le due famiglie di enzimi che vengono comunemente coinvolte nel processo infiammatorio, attraverso un complesso di reazioni che viene chiamato cascata dell’acido arachidonico. Tale complesso di reazioni si sviluppa così: un primo enzima, una fosfolipasi scinde i fosfolipidi delle membrane biologiche liberando l’acido arachidonico, un acido grasso poli-insaturo con 20 atomi di carbonio (acido eicosa-5Z,8Z,11Z,14Z-tetraenoico; C20:4; -6). L’acido arachidonico viene poi trasformato da due vie enzimatiche parallele, cioè da due famiglie di enzimi: la cicloossigenasi che lo straforma in prostaglandine e in trombossanie e la lipoossigenasi che lo trasforma in idroperossidi che a loro volta si trasformano in leucotrieni.
Esistono due isoforme della ciclossigenasi indicate con tipo 1 e tipo 2, brevemente COX-1 e COX-2. La COX-1 è l’enzima presente nella maggior parte delle cellule (tranne i globuli rossi), ed è costitutivo, cioè è presente sempre. La COX-2 è una isoforma inducibile di cicloossigenasi: è presente in modo costitutivo in alcuni organi come cervello, fegato, rene, stomaco, cuore e sistema vascolare, mentre può essere indotto (cioè sviluppato all’occorrenza) in seguito a stimoli infiammatori sulla pelle, i globuli bianchi e i muscoli.
Esistono vari tipi di lipoossigenasi che portano a prodotti diversi, la più importante nel processo infiammatorio è la 5-lipoossigenasi, 5-LOX.
Trigliceridi
I trigliceridi sono i principali componenti della maggior parte degli oli e grassi. Si tratta di molecole pesanti, non volatili e poco polari, insolubili in acqua, composte dal glicerolo (o glicerina) esterificato con tre molecole di acidi grassi: quindi è un tri-estere della glicerina, da cui deriva il nome. Ciascun acido grasso contiene da 8 a 22 atomi di carbonio (comunemente da 16 a 18) e può essere saturo, mono-insaturo o poli-insaturo. La dimensione degli acidi grassi e la loro saturazione determina le proprietà fisiche e sensoriali dei trigliceridi, che possono apparire come oli (liquidi a temperatura ambiente) o grassi (solidi o semisolidi) e possono avere maggiore o minore untuosità e scorrevolezza sulla pelle. I trigliceridi insaturi o con acidi grassi più corti sono più fluidi ed hanno maggiore scorrevolezza.
Terpeni e terpenoidi

I terpeni o terpenoidi sono una grande famiglia molecole naturali, tipicamente contenenti da 10 a 30 atomi di carbonio, che vengono biosintetizzate a partire da un “mattone” comune, l’isopentenil pirofosfato (IPP), contente 5 atomi di carbonio (vedi figura). La scoperta che il mattone ripetitivo consta di 5 atomi di carbonio è relativamente recente, mentre un tempo si era ipotizzato l’intera famiglia fosse creata con la ripetizione di un mattone di 10 atomi di carbonio, che fu chiamato “terpene”. Pertanto vennero chiamati mono-terpeni le molecole di 10 atomi di carbonio (come il limonene, vedi figura) cioè composte da un solo mattone, diterpeni quelle con 20 atomi di carbonio (es. il cafestolo che da’ l’aroma al caffè), triterpeni quelle con 30 atomi di carbonio (es. il beta-carotene). Poiché si trovarono anche molecole fatte da 15 atomi di carbonio (come il bisabololo) si pensò che contenessero un terpene e mezzo e vennero chiamate sesquiterpeni (dal latino semis = mezzo + atque = e). Oggi si sa che l’unità ripetitiva è composta da 5 atomi di carbonio, pertanto è facile capire come i mono-terpeni ne contengano due (vedi figura), i sesquiterpeni tre, i diterpeni quattro, i triterpeni sei.