Magnolia un dono della natura

25.02.2016

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Magnolia: un dono della natura! Scopriamo le proprietà benefiche della corteccia d’Oriente

Dott. Riccardo Matera

La Magnolia officinalis è una delle specie arboree appartenenti alla famiglia delle Magnoliacee, nativa dei paesi asiatici, quali Cina, Thailandia, Corea e Giappone.
Dalla corteccia e dalle sue pigne (o strobili) si ricavano estratti usati in preparazioni officinali della medicina orientale. In particolare, la corteccia di Magnolia, sotto forma di decotto o tisana, è usata da più di 2000 anni nella medicina tradizionale cinese per il trattamento di vari disturbi, come tosse, asma e problemi all’apparato gastro-enterico o urinario. Una preparazione erboristica orientale che include la Magnolia, detta “Saiboku-to”, viene usata ancora oggi per migliorare i sintomi dell’asma e contemporaneamente alleviare gli stati d’ansia e tensione nervosa.

Proprietà della Magnolia

Le sue proprietà sono dovute alla presenza di composti fenolici (allil-fenoli), in particolare il magnololo e l’onochiolo.

Sono state attribuite diverse attività farmacologiche alla Magnolia, tra cui quella antiaggregante piastrinica, antiossidante, antinfiammatoria, neuroprotettiva e, negli ultimi tempi, anche quella anti-angiogenica e antitumorale.
I componenti bioattivi della Magnolia (soprattutto l’onochiolo) hanno ricevuto una grande attenzione anche da parte della comunità scientifica che ne ha studiato gli effetti farmacologici nel trattamento dello stress, dell’ansia e della depressione. Tra le altre attività dimostrate in studi scientifici vanno considerate le proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e protettive del fegato.

Le importanti proprietà antiossidanti e antinfiammatorie della Magnolia sono state esplorate anche in ambito cosmetico. Molto recentemente, grande interesse è rivolto alle proprietà antimicrobiche in prodotti ad uso topico, infatti, nelle pelli giovani mostra effetti benefici nel limitare l’attività dei batteri connessi all’acne giovanile. Studi recenti hanno anche dimostrato che magnololo e onochiolo sono in grado di influenzare l’attività cellulare dei microbi conferendo un’azione anti-cariogena in prodotti oral-care.

Grazie a tali proprietà antibatteriche l’estratto da corteccia di Magnolia ha importanti applicazioni cosmetiche sia come nuovo conservante naturale e biologico sia come ingrediente dalle proprietà antisettiche e dermo-igieniche, utili nel prevenire le infezioni della pelle. La Magnolia officinalis potrebbe rappresentare una valida alternativa a conservanti già in uso in formulazioni cosmetiche con il vantaggio di essere anche un attivo funzionale sulla pelle, cioè di svolgere un’azione doppiamente utile e preziosa.

Magnolia: un prezioso ingrediente nelle linee BeC

Per questi motivi, abbiamo inserito l’estratto di Magnolia in numerosi prodotti della linea tradizionale BeC.

In particolare nella Nuova Maschera e nella Pasta Idrogel, dove svolge una importante azione dermopurificante e nella crema lenitiva VelvÈ, dove il magnololo ed onochiolo e gli attivi presenti in Magnolia, agiscono sinergicamente nel contrastare l’invecchiamento cellulare, alleviare gli stati di irritazione e contribuire a limitare i processi ossidativi a carico delle pelle.

Grazie al suo processo di preparazione “pulito” ed eco-sostenibile, approvato da enti certificatori eco-bio come Ecocert, è stato possibile anche l’utilizzo dell’estratto di Magnolia nella nostra nuova linea BIO Terra biocare, in una formulazione appositamente studiata per il trattamento pelli impure ma delicate, la nuova crema viso biologica PuraBi.

In conclusione, la corteccia di Magnolia con le sue proprietà sinergiche si conferma un dono della natura: usata tradizionalmente da secoli per le proprietà rilassanti e calmanti, recentemente ha rivelato preziose proprietà antiossidanti, antimicrobiche e dermoigieniche utilizzate con sapienza nella cosmesi naturale.

Acidi grassi (saturi, mono-insaturi e poli-insaturi)

Vengono comunemente chiamati acidi grassi gli acidi organici che si riscontrano nella composizione dei lipidi cioè negli oli e grassi animali e vegetali, sia in forma libera, che in forma di esteri con il glicerolo (es. nei trigliceridi) o con alcoli “grassi”, cioè alcoli a lunga catena, per formare le cere. Gli acidi grassi sono acidi carbossilici (formula R-COOH) che hanno una lunga catena carboniosa (R), a differenza dei comuni acidi organici come l’acido acetico e l’acido propionico che hanno in tutto 2 o 3 atomi di carbonio, rispettivamente. Gli acidi grassi si definiscono saturi se non hanno doppi legami carbonio-carbonio, (chiamati “insaturazioni”), si definiscono mono-insaturi se ne hanno solo uno, si definiscono poli-insaturi se hanno due o più doppi legami (vedi figura). La dicitura omega-3 (ω-3) o omega-6 (ω-3), si riferisce alla posizione del primo doppio legame a partire dal fondo della catena di atomi di carbonio: se il primo doppio legame si incontra dopo 3 atomi di carbonio l’acido grasso è classificato come, omega-3, se dopo sei atomi di carbonio omega-6, come mostrato nella figura. I più comuni acidi grassi saturi sono l’acido palmitico (16 atomi di carbonio e nessun doppio legame, C16:0) e l’acido stearico (18 atomi di carbonio, 18:0), il più comune mono-insaturo è l’acido oleico, tipico dell’olio di oliva (18 atomi di carbonio ed 1 doppio legame in posizione 9, C18:1; ω-9), mentre i più comuni poli-insaturi sono l’acido linoleico e l’acido linolenico, capostipiti rispettivamente degli omega-6 e omega-3 (si veda la figura.

Prostaglandine, Trombossani, e Leucotrieni

Prostaglandine, Trombossani, e Leucotrieni sono messaggeri chimici o mediatori, cioè molecole che portano a specifiche cellule un messaggio e attivano o disattivano delle risposte metaboliche in tali cellule. Hanno quindi una funzione simile agli ormoni, solo che, a differenza di quanto fanno gli ormoni, il messaggio chimico viene portato solo a breve distanza cioè solo alle cellule che si trovano nelle vicinanze del luogo dove i mediatori sono stati prodotti. Esistono diverse prostaglandine, diversi trombossani e diversi leucotrieni che portano specifici messaggi. In molti casi questi funzionano da mediatori del processo infiammatorio, quindi innescano tutti gli eventi che sono coinvolti nell’infiammazione:

  • vasodilatazione con conseguenza afflusso di sangue (rossore),
  • aumento della permeabilità capillare con conseguente essudazione di liquidi (gonfiore o edema)
  • stimolazione di segnali nervosi nocicettivi (dolore)
  • richiamo in loco di cellule del sistema immunitario che attacchino un eventuale invasore (azione chemiotattica)
  • attivazione della biosintesi di tessuto cicatriziale per rinforzare o riparare la parte colpita (anche se non ce n’è bisogno)
  • generazioni di radicali liberi che possono distruggere chimicamente un invasore (ma danneggiano anche i nostri tessuti, cioè “sparano nel mucchio”).

Le prostaglandine e i trombossani però svolgo anche ruoli fisiologici importanti in condizioni di normalità, cioè in assenza di infiammazione. Ad esempio, regolano la secrezione di muco che protegge le pareti dello stomaco, regolano la biosintesi delle cartilagini e del liquido sinoviale nelle articolazioni, regolano la vasodilatazione, quindi il corretto afflusso di sangue nei vari distretti locali ed altre.

Ciclossigenasi e Lipoossigenasi e il processo infiammatorio

La ciclossigenasi e la lipoossigenasi sono le due famiglie di enzimi che vengono comunemente coinvolte nel processo infiammatorio, attraverso un complesso di reazioni che viene chiamato cascata dell’acido arachidonico. Tale complesso di reazioni si sviluppa così: un primo enzima, una fosfolipasi scinde i fosfolipidi delle membrane biologiche liberando l’acido arachidonico, un acido grasso poli-insaturo con 20 atomi di carbonio (acido eicosa-5Z,8Z,11Z,14Z-tetraenoico; C20:4; -6). L’acido arachidonico viene poi trasformato da due vie enzimatiche parallele, cioè da due famiglie di enzimi: la cicloossigenasi che lo straforma in prostaglandine e in trombossanie e la lipoossigenasi che lo trasforma in idroperossidi che a loro volta si trasformano in leucotrieni.
Esistono due isoforme della ciclossigenasi indicate con tipo 1 e tipo 2, brevemente COX-1 e COX-2. La COX-1 è l’enzima presente nella maggior parte delle cellule (tranne i globuli rossi), ed è costitutivo, cioè è presente sempre. La COX-2 è una isoforma inducibile di cicloossigenasi: è presente in modo costitutivo in alcuni organi come cervello, fegato, rene, stomaco, cuore e sistema vascolare, mentre può essere indotto (cioè sviluppato all’occorrenza) in seguito a stimoli infiammatori sulla pelle, i globuli bianchi e i muscoli.
Esistono vari tipi di lipoossigenasi che portano a prodotti diversi, la più importante nel processo infiammatorio è la 5-lipoossigenasi, 5-LOX.

Trigliceridi

I trigliceridi sono i principali componenti della maggior parte degli oli e grassi. Si tratta di molecole pesanti, non volatili e poco polari, insolubili in acqua, composte dal glicerolo (o glicerina) esterificato con tre molecole di acidi grassi: quindi è un tri-estere della glicerina, da cui deriva il nome. Ciascun acido grasso contiene da 8 a 22 atomi di carbonio (comunemente da 16 a 18) e può essere saturo, mono-insaturo o poli-insaturo. La dimensione degli acidi grassi e la loro saturazione determina le proprietà fisiche e sensoriali dei trigliceridi, che possono apparire come oli (liquidi a temperatura ambiente) o grassi (solidi o semisolidi) e possono avere maggiore o minore untuosità e scorrevolezza sulla pelle. I trigliceridi insaturi o con acidi grassi più corti sono più fluidi ed hanno maggiore scorrevolezza.

Terpeni e terpenoidi

I terpeni o terpenoidi sono una grande famiglia molecole naturali, tipicamente contenenti da 10 a 30 atomi di carbonio, che vengono biosintetizzate a partire da un “mattone” comune, l’isopentenil pirofosfato (IPP), contente 5 atomi di carbonio (vedi figura). La scoperta che il mattone ripetitivo consta di 5 atomi di carbonio è relativamente recente, mentre un tempo si era ipotizzato l’intera famiglia fosse creata con la ripetizione di un mattone di 10 atomi di carbonio, che fu chiamato “terpene”. Pertanto vennero chiamati mono-terpeni le molecole di 10 atomi di carbonio (come il limonene, vedi figura) cioè composte da un solo mattone, diterpeni quelle con 20 atomi di carbonio (es. il cafestolo che da’ l’aroma al caffè), triterpeni quelle con 30 atomi di carbonio (es. il beta-carotene). Poiché si trovarono anche molecole fatte da 15 atomi di carbonio (come il bisabololo) si pensò che contenessero un terpene e mezzo e vennero chiamate sesquiterpeni (dal latino semis = mezzo + atque = e). Oggi si sa che l’unità ripetitiva è composta da 5 atomi di carbonio, pertanto è facile capire come i mono-terpeni ne contengano due (vedi figura), i sesquiterpeni tre, i diterpeni quattro, i triterpeni sei.